Donne, lavoro e felicità.

 

Donne, lavoro e felicità. Abbiamo bisogno di realtà in cui creare percorsi di benessere, dove le donne possano imparare a rinunciare a giudicare sé stesse e gli altri scegliendo la curiosità come formula vincente per valorizzare la propria unicità.

Il cambiamento richiede tempo e la felicità esige speranza e la donna è nata per guidare, per ispirare, per educare, per proteggere, per sentire oltre ciò che è visibile alle comuni menti. 

La felicità è nella scoperta dei propri talenti e nell’uso del capitale potentissimo che tutte noi abbiamo: l’immaginazione che stimola la curiosità e porta innovazione, diventa lo strumento più potente per aprire un futuro diverso.

Tutte le donne ri-cercano felicità.

  • Ma che cos'è la felicità se tu potessi definirla?
  • Riusciresti a darti una risposta?

È una domanda difficile e anche pericolosa, perché il rischio è quello di dover ammettere di non saperlo, però, è essenziale farlo perché almeno ci costringe a mettere a fuoco qual è il bersaglio della nostra vita: sarebbe un peccato dannarsi l'anima per essere felici e alla fine rendersi conto che tutti i tentativi che abbiamo fatto sono andati a vuoto, semplicemente perché avevamo mirato il bersaglio sbagliato.

Donne, lavoro e Felicità: la paura del peccato.

La parola peccato in greco significa esattamente questo, mancare il bersaglio. 

La maggior parte dei peccati che commettiamo sono in realtà dei tentativi di essere felici, andati a male.

Il peccato più grande è quello di non essere felici e se non siamo felici forse è perché non sappiamo che cos'è la felicità, o forse perché l'abbiamo confusa con altro. Ad esempio potremmo averla confusa con la ricerca del piacere. 

La vita è bella perché possiamo godere di molti piaceri: mangiare bene, fare sport, fare sesso ma  tutto ciò non esaurisce la ricerca della felicità. 

D'altra parte sono piaceri di loro natura sono momentanei. Quando finiscono rischiano di lasciarti un vuoto in fondo al cuore.

Alimentazione, salute, cura del corpo, meditazione, soldi. Tutto questo concorre alla felicità, ma non è tutto. Ci sono donne “sole” che sono felici nonostante vestano la loro casa in totale singletudine e donne tristi nonostante una famiglia definita normale ed una casa confortevole e vacanze meravigliose.

Potremmo aver confuso la felicità con la realizzazione individuale. E' doveroso impegnarci per diventare le donne quello che vogliamo essere dando forma e sostanza ai nostri desideri.  Però non possiamo far dipendere la nostra felicità dal raggiungimento delle nostre ambizioni.

Ci sono donne realizzate dal punto di vista professionale, economico, che però se ascolti con attenzione non sono per niente felici e donne che stanno lasciando lavori e situazioni ormai esaurite che vivono in uno stato di beatitudine nonostante la scarsità di denaro ma loro sanno che è "un momento circoscritto della loro vita e che verranno tempi ricchi e pieni: hanno fiducia nella vita e in sé stesse.

Cos'é la Felicità?

La felicità non è solo il piacere, non è solo il benessere, non è solo la realizzazione individuale, quindi che cos'è?

Prima di rispondere a questa domanda, però, dobbiamo porci un'altra, forse più pericolosa:

Io sono felice?

Lavoro in sessione con donne che hanno perso la motivazione, che hanno perso la passione e che hanno dimenticato la fiamma che ti fa arricciare la pelle quando provi emozioni forti e potenti.

Ma come puoi vivere spenta, desolata, triste, amareggiata, frustrata, dimenticata?

Come puoi rinunciare alla tua felicità?

Non ci accontentiamo mai di niente e piuttosto di prendere in mano la nostra vita scappiamo per mari e monti sperando di ri-trovare quel brivido che in realtà è alimentato dal nostro cuore quando trova pace, direzione e gode nello stare con anime simili alla nostra: tutto si amplifica grazie all'amore che parla e mette a tacere ogni tipo di paura.

In ogni dove si respira il bisogno smodato di piacere, di tanto benessere e la  rincorsa al dimostrare nel fare ancor prima della valorizzazione dell’essere dimenticando il potere che regna dentro ognuna di noi.

È questa la felicità che cerchi?

Lavoro con donne i cui atti di autolesionismo traducono un malessere interiore innegabile.  Gli attacchi di panico sembrano ormai influenze all'ordine del giorno il cui vaccino più efficace resta l'amore verso sé stesse. Gli stati depressivi accompagnano giornate sempre più frenetiche eppur vuote mentre il tempo chiede tempo e attenzione.

Forse c'è qualcosa che non va.

La sensazione è che il sistema in cui vogliono farci gravitare non è più basato sulla felicità, sulla ricerca del senso, dell'essere, ma sulla produttività, sulla ricerca dell'utile, sul fare per ottenere riconoscimento, attenzione e amore.  Il cuore del mondo pare non essere più l'uomo ma l'umanità è tale indipendentemente dall’utile o dalla produttività.

Una persona felice non produce utile.

Sono le donne infelici che fanno girare l'economia e muovono il capitalismo, perché chi compra tanto compra per colmare la propria infelicità. 

Chi vive una vita felice ha un unico bisogno urgente: stare con persone felici, condividere momenti arricchenti, riconoscere nell’altro sé stessa e creare insieme per un bene comune e non per sé stesse.

Mettere la propria vita a disposizione degli altri è di certo una forma di felicità straordinaria ed è tale dalla notte dei tempi: la madre feconda partorisce la vita.

La parola felicità sposa la parola fecondità.

Donne, lavoro e felicità. La parola felice ha la stessa radice di fecondo. Felix, il latino indicava l'albero da frutto fecondo e ricco. Felix per il contadino era l'albero che portava frutta da mangiare in tavola oppure da usare per nuove semina.

L'albero felice è l'albero fertile che nutre e genera vita. 

La donna felice e la donna “feconda” che arricchisce la vita degli altri con la propria e genera nuova vita intorno a sé: è la donna che mette a frutto le proprie competenze, i propri talenti per gli altri e genera relazioni autentiche.

La felicità che io vivo ogni giorno e nella quale sono immersa consiste proprio nell’ essere feconda per la vita degli altri.

 

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La felicità é affinare i propri talenti fino a farli maturare. 

La felicità é affinare i propri talenti fino a farli maturare e metterli a disposizione di altre persone quando anche dovesse richiedere sacrificio, tempo, energie: felicità é mettere al mondo un figlio, diventare maestri educatori quando anche dovesse significare mettere fra parentesi i propri interessi. Felicità é dare la vita per qualcosa o per qualcuno, quando anche dovesse significare perdere la pazienza o il sonno.

Certamente non è la felicità frizzante che ci propongono le pubblicità, quella che si stappa fa le bollicine e poi finisce lasciandoci peggio di prima. 

Questa è una felicità reale che perdura nel tempo, che corrisponde alla verità della propria vita. E' importante imparare a concepirsi non solo come individuo ma innanzitutto come persona.

  • Un individuo si definisce solo a partire da sé stesso: inizia con se stesso e finisce con se stesso. 
  • Una persona invece si definisce, a partire dalle sue relazioni.

Noi siamo le nostre relazioni, nel bene e nel male, siamo i nostri genitori, siamo i nostri amici, siamo le persone che ci hanno aiutato e purtroppo pure quelli che ci  hanno ferito.

Se io voglio essere felice, innanzitutto io devo essere io: ti sei mai chiesta CHI SONO IO?

Se vogliamo una vita felice, cioè feconda e piena di senso ricordiamoci chi siamo.

Siamo persone. Siamo le nostre relazioni. Siamo fatti per amare e per sentirci amate.

E questo il nostro cuore, lo sa esattamente come quando arriva la felicità.

L’amore per se stesse

Una delle “soluzioni” utilizzate di frequente per uscire da periodi di vulnerabilità e solitudine è quella di ricercare sicurezza, stabilità e comprensione nella relazione con un'altra persona: affidiamo la responsabilità del nostro benessere e della nostra felicità al nostro partner e alteriamo l'amore, riducendolo a rapporti di dipendenza che talvolta diventano relazioni tossiche.

La verità è che c'è solo una persona con cui trascorri ogni secondo di ogni giorno della tua vita: te stessa. Imparare ad amare TE STESSA può essere un processo lungo e complicato, ma ti porterà anche ad una maggiore libertà, consapevolezza di te e felicità.

Donne, lavoro e Felicità è amare sé stesse.

Amare se stesse significa avere una grande considerazione per il proprio benessere e la propria felicità. Il significato di amare se stesse risiede nel prendersi cura dei propri bisogni e non sacrificare il proprio bene per compiacere gli altri. 

Questo è il pilastro su cui poggia l'Accademia Micaf: amare te stessa per ispirare e guidarti con sicurezza.  https://www.facebook.com/groups/897439591041344

L’amore verso se stesse non è semplicemente una sensazione di benessere, è un’azione: è una scelta o non scelta. L'accettazione del sé é un modo di relazionarsi con il proprio io che implica anche la comprensione dei propri errori e delle proprie sconfitte: significa essere capaci di comunicare efficacemente con noi stesse senza giudicarci o punirci duramente.

I sintomi del non amare se stessi implicano bassa autostima, malumore, tendenza alla chiusura in se stessi, insoddisfazione, rabbia. Ci sentiamo costantemente inadeguate e abbiamo paura di non essere abbastanza. La bassa autostima è una forza che divora e distrugge tutto ciò che di bello ti appartiene:  il tuo potenziale, i tuoi talenti, i sogni, le relazioni.

Amare te stessa, concederti del tempo sono i pilastri fondamentali per una buona relazione con se stessi e gli altri.

Amare è un'arte.

Amare è un’arte e come tutte le arti non è una capacità istintiva e innata, ma richiede esercizi quotidiani attraverso un percorso di apprendimento.

Gli Amici dell'apprendimento della felicità.

  • Comunicazione: l’amore è possibile quando le persone comunicano tra loro dal profondo del loro cuore sviluppando attivamente la propria personalità e restando in ascolto.
  • Libertà: l’amore è strettamente collegato alla libertà di scelta e al libero arbitrio: rispetto è libertà.
  • Prendersi cura: l'amore è un atto e un processo attivo, ma soprattutto è cura di sé e degli altri.
  • Rispetto: amare significa rispettare l’altro esattamente per ciò che è e non per quello che secondo noi dovrebbe essere. 
  • Saper dire  NO: imparare a dire NO è imparare a riconoscere te stessa.
  • Scegliere ciò che è buono per te
  • Imparare nuove strategie mentali per valorizzare te stessa e il tuo talento.
  • Vivere e viverti in modo autentico portando nel mondo lo scopo della tua vita. l
  • Chiedere aiuto quando ne senti il bisogno: le eroine sono solo fumetti!

https://www.facebook.com/gloria.chiarini.52/videos/1342056096567083?idorvanity=897439591041344

Donne, lavoro e Felicità.

Barbara mi chiede:

"Ma tu Gloria sapevi già di voler fare tutto questo?"

Come sottolineo nelle formazioni Micaf, possiamo ambire ad un cambiamento vero e autentico a patto che ci "mettiamo la faccia" senza delegare ad altri oneri limitandoci a godere dei risultati: che vigliaccheria sarebbe!

In questi minuti c'è molto di me. Mi auguro che possa ispirarti ad investire nei tuoi sogni rimandando al mittente chi ti dice: "chi ti credi di essere".

Tu sei molto più di quello che pensi o ti dicono e puoi viverti in modo stra-ordinario: c'è però bisogno che tu creda in te stessa e nella tua felicità!

Sono i tuoi sogni a salvarti da una realtà che senti diversa, stretta e limitante.

Cerca il tuo mondo, cerca quel luogo in cui sentirti a casa e poi...lasciati stupire dalla Vita.

Credici fino allo "sfinimento", anche quando ti diranno che sei folle. Bene. Cammina per la tua strada senza dar loro attenzione. Parlano una lingua diversa dalla tua e nessuno ha colpe.

Nessuno è sbagliato: siamo semplicemente diversi ma tu puoi scegliere: puoi scegliere Te stessa o il resto del mondo.

Fai una buona scelta.

Se vogliamo una vita felice, cioè feconda e piena di senso ricordiamoci chi siamo.

Siamo persone. Siamo le nostre relazioni. Siamo fatti per amare e per sentirci amate.

E questo il nostro cuore, lo sa esattamente come quando arriva la felicità.

Un pensiero felice per te.

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Felicità e paura di non essere abbastanza - Gloria Chiarini (chiarinigloria.it)


Mamme, donne e uomini.

 

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Per la prima volta mi trovo a scrivere degli uomini all'interno di un articolo il cui focus resta la valorizzazione del genere femminile. 

Mamme, donne e uomini.

Ho scelto con sicurezza, determinazione e passione di dedicarmi alle donne, non perché ritengo che la donna sia superiore all’uomo e non perché sottovaluto l'importanza dell'uomo, ma anzi, credo che la donna sia la chiave del cambiamento e sono certa che grazie al  lavoro che può fare su si sé potrà ispirare e guidare anche quell’ energia maschile che è complementare all'energia femminile e che insieme creano la vita stessa.

Essere donne, mamme e lavoratrici è un'impresa nell'impresa e avere al fianco uomini illuminati diventa esaltante e motivante per tutte noi!

Sicuramente nell'ambito lavorativo si intrecciano  in modo importante la vita familiare e personale. Gli impegni nel gestire una propria attività, la difficoltà nel restare in aziende le cui realtà sono vecchie e superate, piuttosto che il dover coordinare le attività quotidiane di una casa e di una famiglia, convincono spesso la donna a rinunciare ai propri sogni e ai propri desideri, complici la mancanza di tempo e un retaggio culturale educativo ancora intimamente  ancorato nella vita e nell'anima della donna.

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Quello che noto nelle sessioni di coaching con donne e  professioniste che si rivolgono a me per capire come superare paure, ansie, limiti, convinzioni e per avere un metodo efficace al rinforzare la fiducia in sé stesse è che uno dei il blocchi più imponenti è l'assenza di un uomo che le sappia sostenere, incoraggiare  e riconoscerne il valore perdendo così egli stesso l'opportunità di ricevere quell'amore che tanto teme di perdere all’idea che la propria compagna realizzi il sogno della propria vita. L'elemento che può destabilizzare un uomo è vedere che la propria donna cambia col trascorrere del tempo dimenticandosi che il cambiamento è parte integrante della vita stessa di un essere umano. 

Restare “tali e quali” equivale a cessare di vivere precludendosi la grande opportunità di guardare, di imparare, di conoscere, di crescere e di diventare migliori:  dovrebbe essere lo scopo della vita di ognuno di noi, ma in realtà il cambiamento della propria compagna fa paura forse ancora di più del proprio cambiamento. Viene percepito in modo distruttivo: genera insicurezza, confusione, dubbi,  “film mentali” inesistenti. E’ l'inizio di una fine preannunciata. Io stessa l’ho vissuta in prima persona quando decisi di realizzarmi professionalmente all’età di 44 anni.

Nulla di quello che scrivo è letto sui libri ma è parte del mio vissuto e delle storie di tante mie clienti.

Una donna felice è una donna migliore, una moglie migliore, una mamma migliore e una compagna che resterà accanto al proprio uomo per il resto della propria  vita con infinita gratitudine, gentilezza,  amorevolezza e stima nei confronti di un uomo che ha saputo amarla e valorizzarla al di là di quello che riteneva giusto e oltre le proprie convinzioni.

La versatilità e la capacità di organizzare le nostre giornate quando ci sentiamo appagate ha dell'immaginabile!

Una donna felice,

  • è una donna che si sveglia ogni mattina con entusiasmo,  
  • è una donna che sorride, 
  • è una donna che racconta la propria vita al mondo, 
  • è una è una donna che ispira i propri figli, 
  • è una donna che sostiene il proprio compagno, 
  • è donna fedele e grata. 
  • E’ una donna forte e coraggiosa capace di guidare, di ascoltare e di comprendere con pazienza.

Una donna realizzata professionalmente è una donna che risuona nella gioia ed è contagiosa in ogni ambiente. 

Una donna che si sente realizzata, è  capace di magie nella propria quotidianità: dedica spazio e tempo al proprio uomo e educa alla libertà individuale.

 Tutto questo diventa possibile grazie allo stato emotivo che risuona nel proprio cuore e alla sensazione che nutre la propria anima: la sensazione di essere vista, capita, riconosciuta e valorizzata per quello che è e non per quello che fa. 

L'idea più frequente e più comune è che si possa essere o una donna in carriera o una buona madre  e che le due cose non possano essere affiancate.

Invece alcuni studi hanno dimostrato che le madri lavoratrici sono più intuitive nel prendere di petto le situazioni di difficoltà e questo proprio grazie alla loro predisposizione in quanto madri. 

 

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Diventare madri è un privilegio, un mistero e allo stesso tempo è una magia. Mettere al mondo un figlio è un'esperienza unica e potente. Quando gli occhi di una madre incontrano gli occhi del proprio figlio appena nato, il mondo si racchiude in quello sguardo e nulla sarà più importante. Ma questo non significa che parallelamente una donna non possa realizzarsi professionalmente e possa dedicarsi come faceva prima, se non meglio, alla propria attività e al proprio uomo, il quale, dovrà egli stesso capire che nulla sarà come prima ma molto meglio!

Egoismo ed egocentrismo non sposano la buona riuscita di una famiglia.

Il tempo sarà distribuito in modo diverso: una piccola vita dipende dalla coppia genitoriale e la stessa felicità di mamma e papà contribuisce alla felicità  di quel bimbo o bimba.

Eppure molte donne si trovano a fronteggiare pregiudizi  e convenzioni vecchie e limitanti. 

Sono quelle stesse convinzioni che tolgono alla collettività la possibilità di vivere in un mondo migliore in cui la libertà di esprimere se stessi vince l'egoismo di definire cos'è giusto e cosa non lo è  per la vita altrui.

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Le mamme lavoratrici si ritrovano a dover gestire le emergenze familiari. Questo perché nella maggior parte dei casi gli uomini ritengono che “certe mansioni” come ad esempio il cambio del pannolino la notte, le riunione scolastiche, le lavatrici di casa, il pranzo o la cena da organizzare piuttosto che la visita dal pediatra siano compiti esclusivamente femminili. 

Sia chiaro: laddove è possibile condividere la gioia nel mantenere i ruoli tradizionali è bello ma mi chiedo..

  • potrebbero unirsi ruoli tradizionali ai ruoli più attuali in cui anche la donna possa sentirsi sostenuta e insieme vincere nella comunicazione e nella crescita dei propri figli?

E ancora, laddove è la donna che agisce, è possibile avere accanto un uomo che semplicemente le chieda: “hai bisogno di aiuto? “ o le dica: “sei davvero in gamba. Ti amo.”

E invece no. Nella maggior parte dei casi l’uomo è pieno di aspettative legate ad una tradizione che confina la donna senza darle lo spazio per occupare  il proprio posto sul palcoscenico della vita. Quel palcoscenico i cui spettacoli sono straordinari proprio per la partecipazione di più parti. 

 

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 Ma come sarebbe stato se….

  • ci fosse stato più rispetto e se il proprio compagno valorizzasse la propria compagna come egli stesso vorrebbe sentirsi valorizzato?

"Ama il prossimo tuo come te stesso” recitava un  vecchio "saggio."

E come sarebbe….

  • se la donna sentisse importanti le proprie idee e le proprie opinioni anziché sentirsi giudicata o sminuita? 
  • Se si sentisse amata incondizionatamente? Quando poni delle condizioni alla tua donna, limiti l’amore stesso.  
  • Se tu ti fermassi un po' più spesso ad ascoltarla in modo attivo, facendole delle domande per creare una conversazione propositiva e costruttiva anziché giudicante? 
  • Se tu la considerassi “meno scontata”, meno ovvia? 
  • Se tu la apprezzassi ogni giorno nelle più piccole cose anziché 

“abituarti alle piccole cose”?

Lei è la madre dei tuoi figli, ti ha scelto, ti ha voluto, l'hai scelta, l'hai voluta.

Ma è innanzitutto un  essere umano. 

Le persone cambiano. 

Le situazioni cambiano, la vita stessa cambia. Adattarsi al cambiamento pare essere il modo più intelligente che unisce persone intelligenti nel vivere la meravigliosa esperienza chiamata Vita. Ancor di più quando si è genitori.

Tocca a noi donne chiederci come poter contribuire a costruire quel pezzettino di mondo in cui i nostri figli possono manifestare i propri talenti   in modo sicuro e autentico. 

Tocca a noi donne prendere decisioni importanti e talvolta scegliere una strada piuttosto che un'altra anziché restare confinate in ambienti e situazioni che fanno vivere una vita diversa da quella che si vorrebbe.

Toccano ad ognuna di noi vivere al meglio il proprio ruolo insieme al dono della maternità. 

Essere madre non significa solo cambiare pannolini, scaldare biberon o litigare con gli omogeneizzati. Quello è solo l’inizio.

Essere madre significa cambiare la propria vita, il proprio tempo e il proprio modo di pensare per i propri figli.

 

Felice festa della mamma.

8 Maggio 2022

Gloria Chiarini, mamma e mental coach per donne.  Cell. 3282560986

https://youtu.be/DYFXFpFLLb8

 

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